Chiediamo un ammortizzatore sociale specifico per l’automotive
«L’incontro di oggi sulla situazione del settore automobilistico in Italia e del Gruppo Stellantis, presso il Mimit, va nella direzione da noi più volte auspicata.
È un segnale importante che il governo sia pronto a mettere in campo politiche nazionali e europee a sostegno dell’automotive, nella speranza che il 28 novembre le proposte italiane, insieme a quelle di altri Paesi, vengano accolte in Europa per poi tornare a confrontarci il prossimo 16 al Mimit con l’impegno di continuare a Palazzo Chigi e chiudere positivamente il tavolo, anzi il percorso di salvaguardia di un settore in profonda crisi».
Lo dichiara il segretario nazionale UGL Metalmeccanici, Antonio Spera, presente insieme al segretario confederale UGL, Aurelio Melchionno, al tavolo convocato dal ministro dell’Imprese, Adolfo Urso, al quale hanno partecipato anche Fim-Cisl, Uilm, Fiom-Cgil, Fismic e Aqcfr, le Regioni sede di stabilimenti produttivi (Piemonte, Lazio, Basilicata, Abruzzo, Campania, Molise ed Emilia Romagna), Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive) e la stessa Stellantis.
«Il governo – prosegue Spera – ha confermato di non voler adottare ecobonus per l’acquisto di auto, ma di voler destinare tutte le risorse del fondo automotive, che il governo intende aumentare, sul fronte dell’offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive per la transizione ecologica. Quanto alle risorse aggiuntive, si stratta di 200 milioni di euro per il 2025, più altri 2O0 aggiuntivi e 240 di residuo». Mentre «Stellantis, da parte sua, non intende chiudere alcuno stabilimento in Italia, né ricorrere a licenziamenti collettivi ed ha un piano per l’Italia che riguarda Melfi, con cinque modelli, già dal 2025, e Mirafiori, dove entro il 2025 sarà effettuato il reshoring della 500 ibrida a Mirafiori».
Secondo l’UGL Metalmeccanici «va cambiata subito in Ue la politica industriale per l’automotive. Non si può attendere la revisione prevista alla fine del 2026 poiché, in tal caso, tra due anni non avremmo più un’industria automobilistica. Occorre un “non paper” sull’auto da discutere nel Consiglio Competitività del 28 novembre, nel quale siano riviste regole e tempistica dello stop alle emissioni di CO2 delle auto».
Inoltre «chiediamo un ammortizzatore sociale specifico per l’automotive, perché il 2025 sarà un anno molto più pesante dal punto di vista produttivo per l’auto e le aziende sono allo scadere totale delle ore di ammortizzatori. Occorre anche un programma formativo mirato alla riqualificazione dei lavoratori affinché siano pronti a lavorare sui nuovi prodotti elettrificati. Nel frattempo, – conclude Spera – restiamo in attesa dell’approvazione della legge di bilancio e delle eventuali sue modifiche in termini di risorse aggiuntive da destinare al settore nazionale».
Roma lì 14 novembre 2024