Apprezziamo il fatto, emerso nell’incontro tenutosi a Roma, che sia passato il principio della solidarietà fra gli stabilimenti del gruppo Bosch, ma ora per Bari occorre un progetto industriale adeguato alle sue dimensioni. Sono ben duemila i lavoratori di Bosch Bari il cui futuro è a repentaglio a causa del continuo calo delle vendite del diesel.
Dopo quasi un anno di confronto si è giunti difatti, in sede locale a Modena, ad un’intesa sul trasferimento di alcune produzioni dal sito di Nonantola (Modena) a quello di Bari. La cosa è positiva sul piano del principio, poiché riconosce una sorta di solidarietà all’interno del Gruppo: ora devono concretizzarsi i progetti industriali adeguati alle dimensioni dello stabilimento pugliese. Non possono essere difatti le produzioni provenienti da Nonantola ad alleviare sul piano quantitativo il problema di Bari, che conta ben duemila dipendenti. Occorrono ora progetti adeguati per dimensione e chiediamo a Bosch innanzitutto di portare all’interno lavorazioni che attualmente sono svolte all’esterno. Governo e Regione ci riconvochino per ottenere da Bosch un piano industriale di rilancio dello stabilimento di Bari, la cui produzione è in continuo calo a causa della crociata condotta dalla politica italiana e europea contro il diesel.
Bisogna intervenire al più presto e serve uno sforzo anche da parte delle Istituzioni pubbliche, poiché a marzo presso il Ministero dello Sviluppo economico è stata prospettata la possibilità di un accordo di programma, che favorisca nuovi investimenti. Per questi motivi chiederemo di essere riconvocati al Ministero e nel frattempo proveremo ad interessare la Regione, assumendo le iniziative utili a spegnere l’azienda a varare finalmente un piano di rilancio e di diversificazione della produzione per Bari.
Comunicato stampa
Fim, Fiom, Uilm, Uglm